Andrea Jori
Scultore e pittore
Dinamismo e linea sinuosa sono costanti nell’arte di Iori che interpreta ogni linea come continuità di quella precedente e come pro­pulsiva per quella successiva. Questa caratteristica del suo modellare l’argilla si manifesta chiaramente nella Madonna con Bambino eseguita nell’anno 2000.
L’assunto plastico centrale è indubbiamente quel Bambino che si protende al di là delle braccia della Madre e già vuole esternare la sua missione salvifica per gli uomini; una sorprendente consonanza fa sì che anche la figura di Maria accompagni quello scattante e gioioso mo­vimento. Non c’è la classica positura che si riscontra nelle raffigurazio­ni della Vergine col Bambino, soprattutto non c’è la madre apprensiva o la versione della Madonna in trono che sottolinea la maestà del figlio di Dio; dal modellato di Ioni emerge una madre che asseconda il gesto del bambino e offre il proprio figlio con gioia. La tipologia figurativa qui realizzata fa trasparire un atteggiamento memore dell’asserzione posta sulle labbra di Maria nel vangelo di Luca “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”.
L’obliquità delle due figure e l’accentuato linearismo ravvisabile nel gruppo scultoreo sanciscono un dinamismo che non è solo della materia artisticamente trattata, ma assume un ruolo simbolico: sotteso in quello svincolarsi dalla materia c’è un esito non solo estetico, ma anche concettuale. Maria sa che Gesù è venuto tra gli uomini per la loro salvezza: e allora le parole si traducono nella gestualità, nell’espressio­ne del volto e nella positura del corpo per seguire, partecipe, la gioia
spontanea del Bambino che si spinge in avanti. Il concitato assunto di linee che si aprono, si infittiscono, si allontanano, si dilatano in un impiego turgido e sinuoso insieme, sembra percorso e animato da una curvatura a forma di S rovesciata che imprime dinamismo alla massa
materica. La linea sinuosa e il dinamismo inducono a seguire in ogni dettaglio la tensione delle pieghe che scendono dal manto che si fa velo e appena lascia fuoriuscire i capelli da giovinetta, il vortice di pieghe sul braccio che poi si confonde con il corpo del Bambino così come i piedi del Bambino si confondono nel corpo della madre; il panneggiare fitto e scomposto sul corpicino di Gesù si distanzia dalle due pieghe che si dispongono in ampie curve intorno alla coscia e al ginocchio di Maria. In questo andamento continuamente rivisitato, di sapore un po’ rubensiano, la vigorosa e piacevole plasticità sembra quasi bruciarsi nella densa concettualità della rappresentazione scultorea.
Giuse Pastore, 2000

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